Mamma Mia!Il titolo del film potrebbe essere l’esclamazione più pudica leggendo i numeri che ruotano intorno al musical ispirato alle musiche degli Abba: 3 i milioni di spettatori che lo hanno visto, 2 i miliardi di dollari incassati nell’anno del debutto, 1500 le repliche (contate fino al 2005), otto le lingue in cui è tradotto.
Dalla prima rappresentazione a Londra nel ‘99 il successo del musical british svedese non ha conosciuto interruzioni ed è considerato tuttora uno degli spettacoli più visti al mondo.
Poteva essere da meno la produzione per il grande schermo?
La trama dovrebbe essere nota ai più. Per chi avesse perso il filo ecco il Bigino essenziale.
Grecia, 1999. Nell’isola di Kalokairi la ventenne Sophie sta per sposarsi e vorrebbe conoscere suo padre. Alla vigilia delle sue nozze, scopre il diario segreto della madre e a sua insaputa invita alla cerimonia i tre presunti padri biologici: un uomo d'affari, un avventuriero e un banchiere impacciato. Dall’arrivo dei tre sull’isola, una serie di equivoci e imbarazzanti scambi porterà all’immancabile happy end.
Inutile lodare la pellicola, non ne ha assolutamente bisogno e il battage pubblicitario farà il resto.
Dunque meglio dare qualche raccomandazione.
Si astengano dalla visione i radical chic, gli amanti del cinema d’essai privi di humor, chi non ama che il vicino di poltrona canticchi. Mamma mia è un tornado e travolge anche gli animi più mogi. Film sconsigliato anche a chiunque abbia un buon ricordo di Pierce Brosnan nei panni di 007 e voglia stigmatizzarlo per sempre ne “La morte può attendere”. Perché il rischio di rimanere delusi è alto: il fisico dell’ex agente Bond è in fase di cedimento avanzato, il fascino si sta appannando, ma soprattutto l’interpretazione vocale è una delle peggiori del cast. I suoi trascorsi lo perdonano, nonostante un dubbio rimanga: perché hanno scelto proprio lui?
Meryl Streeep meriterebbe un Oscar solo per aver avuto il coraggio di indossare vestititi che farebbero impallidire perfino i Cugini di campagna. Lei è in splendida forma e si lancia negli acuti di Super Truper senza di colpo ferire, come se fosse il suo ruolo da sempre. Che sapesse recitare era noto da tempo, che fosse una brava cantante si era visto grazie al tediosissimo “Radio America” di Altman. In questa pellicola è illuminante.
Amanda Seyfried è altrettanto brava e ci voleva questo ruolo romantico e scanzonato per poterla apprezzare a pieno, dopo i personaggi minori interpretati in “Mean girls” e “Alpha dog”.
Tra una canzone e l'altra degli Abba, c’è spazio anche per una piccola parentesi gay, che rende tutto ancora più open-minded. Come se parlare per due ora di sesso libero e peace&love non fosse abbastanza progressista.
Insomma più che un film, Mamma mia è un mondo parallelo, frivolo, costellato di paillettes e buoni sentimenti, dove l’amore trionfa e anche il buon senso.
Gli spettatori seguono le canzoni con gli attori. Si attende con ansia qualche multisala italiana decida di proiettarlo in versione sing-along per poter cantare liberamente senza inibizioni, come avviene a Londra.
Obbligatorio restare in sala fino a quando non è terminata “Thank you for the music” nei titoli di coda.
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